L'infiammato desiderio della Passione, dal quale Gesù era tutto divorato fin dal principio della sua Incarnazione, veniva in qualche modo soddisfatto dal suo amore, poiché continuamente offriva a Dio se stesso quale immacolata Ostia d'amore e si immolava misticamente sull'altare del suo Cuore. O mistero d'amore! Il medesimo Cuore suo era insieme Sacerdote, Vittima e Altare. Ma quanto sacerdotale fu il Cuore di Gesù nell'ultima Cena. Il Sacrificio Eucaristico è un'invenzione dell'amore infinito, un'attestazione di ardentissima carità. Infatti l'amore escogitò l'immolazione della Croce; l'amore compì la transustanziazione; l'amore nascose Gesù sotto le Specie sacramentali; l'amore volle la consumazione dell'Ostia nella Comunione; l'amore comandò la rinnovazione e la perpetuità del Sacrificio. Sì, l'«Amore Sacerdotale», cioè il Cuore sacerdotale di Gesù, ha istituito tutto ciò in un istante e per sempre.
La divina Eucaristia è chiamata il Sacramento dell'amore, non solo perchè è testimonianza dell'infinita carità del Cuore di Gesù, ma anche perché nel SS. Sacramento vive il medesimo Cuore e arde di amore infinito. Infatti questo Cuore sacerdotale, come nei giorni della sua vita terrena e della sua Passione, continuamente offre se stesso al Padre Ostia immolata e incruenta, rende al Padre tutti i doveri di religione, insieme pregando per i suoi prediletti e per la salvezza di tutto il mondo. Adoriamo il Cuore sacerdotale di Gesù nascosto ma vivente e operante in questo Sacramento e ringraziamolo, perchè a nostro esempio e conforto volle rimanere sotto le Specie eucaristiche, e confortiamolo con amore compassionevole delle gravissime offese che riceve in questo stato sacramentale, offese che rinnovano la sua dolorosa Passione.
(Spirito della Congregazione cap.1)
L'espressione «il Cuore sacerdotale di Cristo» non viene mai usata nel Nuovo Testamento; tuttavia si può affermare che il Nuovo Testamento rivela in molti modi il Cuore sacerdotale di Cristo e che questa rivelazione ha una grandissima importanza in esso. Infatti esistono rapporti stretti e profondi tra l'unico testo evangelico che parla del cuore di Gesù e l'unico scritto del Nuovo Testamento che presenta Cristo come sommo sacerdote. Nel Vangelo di Matteo Gesù chiama a sé quelli che sono stanchi e oppressi e si presenta ad essi come «mite e umile di cuore» (Mt 11,28-29). Nella Lettera agli Ebrei la descrizione del sommo sacerdote corrisponde esattamente a questa presentazione: secondo l'autore, il sommo sacerdote deve essere mite nei riguardi degli uomini (Eb 5,2) e umile davanti a Dio (Eb 5,4).
Mite nei riguardi degli uomini, perché l'autore vuole che sia «in grado di sentire la giusta comprensione per quelli che sono nell'ignoranza e nell'errore, essendo anche lui rivestito di debolezza» (Eb 5,2). Umile davanti a Dio, perché «nessuno attribuisce a se stesso questo onore, ma si è chiamati da Dio» (Eb 5,4). Secondo l'autore, questa descrizione del sommo sacerdote ha trovato in Cristo la sua perfetta realizzazione, perché Cristo è un «sommo sacerdote misericordioso» (Eb 2,17) verso i suoi fratelli, capace di «compatire le [loro] debolezze» (Eb 4,15) e, d’altra parte, «non ha attribuito a se stesso la gloria di sommo sacerdote» (Eb 5,5), ma ha intrapreso un cammino di estrema umiltà (Eb 5,7-8), al termine del quale è stato «proclamato da Dio sommo sacerdote» (Eb 5,10). Pertanto mi sembra che si possa dire che la Lettera agli Ebrei ci aiuta a cogliere la dimensione sacerdotale di espressione del Vangelo. Il cuore «mite e umile» di Gesù è un cuore sacerdotale, il cuore del «mediatore di un’alleanza nuova» (Eb 9,15). Le due qualità che lo caratterizzano corrispondono alle due relazioni — con gli uomini e con Dio — necessarie per la mediazione sacerdotale. Il contesto immediato, nel Vangelo di Matteo, conferma questa prospettiva, perché Gesù vi si presenta come l’unico mediatore capace di metterci in rapporto personale con il Padre: «Nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo» (Mt 11,27). Secondo il celebre oracolo di Geremia, la «nuova alleanza» doveva comunicare la conoscenza di Dio (Ger 31,34), cioè la relazione personale di ciascuno con Dio. È ciò che fa Gesù «mite e umile di cuore».
(A.Vanhoye S.J.Il cuore sacerdotale di Gesù, ed.ADP, Roma, 2009, pp.7-8)